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Il ritorno all’ora solare è meno problematico rispetto al cambio dell’ora legale. Tuttavia, nelle persone sensibili può comportare, anche se spesso transitori, problemi di insonnia, ansia e depressione. Quest’ultima, per la verità, facilitata anche dalla significativa riduzione dell’esposizione alla luce solare, come nel caso del Disturbo Affettivo Stagionale. Chi si avvantaggia di più del ripristino dell’ora solare sono i giovani e in particolare gli adolescenti, una generazione cronicamente deprivata di sonno a causa di una scarsa igiene del sonno per l’uso eccessivo di computer, smartphone e tablet, strumenti che emettono una luce detta blu, che inibisce la produzione di melatonina, l’ormone che favorisce il sonno. Sicuramente gli adolescenti possono recuperare quell’ora di sonno persa al cambio di primavera, ma le persone anziane, soprattutto quelle che vanno a letto presto, le cosiddette “allodole”, ne risentiranno in modo significativo. Con l’avanzare degli anni, oltre ad una riduzione della quantità del sonno, peggiora anche la sua qualità in quanto si riduce la durata del sonno a onde lente, che è la fase del sonno più ristoratrice. La scarsa illuminazione e l’isolamento a cui sono sottoposti molti ospiti anziani delle residenze sanitarie, spesso con deterioramento cognitivo, comportano una significativa alterazione del ritmo sonno-veglia, con la comparsa di momenti di agitazione e confusione soprattutto al tramonto. Questo disturbo, denominato anche “Sindrome Crepuscolare”, è legato alla paura innata che tutti noi abbiamo del buio o della notte, considerate un po’ l’anticamera, come anche il sonno, della morte, che diventa difficile da controllare da parte delle persone affette da demenza.
In questi casi è importante modificare gli orari delle attività quotidiane, come pasti e addormentamento, ma soprattutto incrementare l’illuminazione dell’ambiente con lampade ad alta intensità luminosa. Infatti, la light therapy, riducendo la produzione di melatonina si è dimostrata molto efficace nel ritardare la fase di addormentamento, e quindi evitare i risvegli precoci, e nel ridurre la sonnolenza diurna, regolarizzando così il ritmo sonno-veglia.
Non solo insonnia e depressione, ma in chi soffre di “Cefalea a grappolo”, una forma di cefalea molto violenta, detta anche “cefalea del suicidio” a causa del dolore molto intenso, può scatenare anche più attacchi quotidiani per un periodo di diverse settimane, da qui il termine “a grappolo”. Questo disturbo per fortuna raro, che interessa quasi esclusivamente i maschi, è molto influenzato, come anche alcune forme di emicrania, tipicamente la “Cefalea Ipnica”, dalle variazioni del ritmo circadiano sonno-veglia. In questa evenienza bisogna essere pronti per iniziare quanto prima una terapia profilattica al fine di evitare di assumere durante gli attacchi farmaci potenti con molti effetti collaterali per via sottocutanea anche più volte al giorno.
Dr. Giuseppe D’Alessandro – Neurologo – Neurofisiologo – Titolare Neurocenter VdA